Quella di mercoledì prossimo sarà una giornata speciale per l'allevamento lunigianese. La Comunità Montana farà un passo avanti decisivo nel progetto, al quale sta lavorando da mesi, di recupero di una antica razza bovina locale e consegnerà una decina di capi di 'mucca pontremolese' ad allevatori di Fivizzano e Pontremoli. Dopo aver rischiato l'estinzione - per la diffusione dei trattori e l'introduzione di razze più generose di latte – e dopo essere sopravvissuta grazie all'attività di alcuni operatori della Garfagnana, la 'pontremolese' ritrova dunque il suo habitat d'origine. Gli ultimi capi se ne erano andati una quarantina d'anni fa, quando Francesco Magnavacca, di Pontremoli, donò le sue vacche alla Comunità della Garfagnana. Ora, grazie appunto al lavoro condotto dai lunigianesi con il sostegno di Provincia di Massa e Regione Toscana, si torna a far pascolare esemplari di una razza nota per l'attitudine alla produzione di carne e, soprattutto, di lavoro. Oltre all'impiego nei campi, la resistenza, la velocità e la potenza della 'pontremolese' erano un tempo risorsa anche per il trasporto alla costa del marmo delle Apuane.
Nessuna possibilità, ovviamente, per un ritorno a quell'impiego. E infatti l'operazione di reintroduzione non ha nulla di folcloristico e tanto meno di nostalgico. Gli ideatori del progetto ritengono che la 'pontremolese' potrà diventare uno dei simboli della tipicità del territorio e potrà dare un contributo alla salvaguardia della biodiversità e allo sviluppo dell'economia locale poiché, grazie alla sua rusticità, "essa si adatterebbe molto bene nel sistema di allevamento vacca-vitello, in zone marginali, per la produzione di animali da ingrasso", sostiene l'Atlante delle Razze Bovine e, "considerando l'attitudine della razza alla produzione di latte, utile sarebbe legare questa produzione ad un prodotto tipico locale". Per raggiungere l'obiettivo, però, è necessaria una certa diffusione di esemplari. Ecco perché la Comunità Montana - come spiega il presidente Paolo Bissoli - ha deciso di intervenire individuando le prime due aziende alle quali affidare i dieci esemplari, fra i quali il toro riproduttore Gulliver, allevato a Sillano, nell'azienda "Trescaglia". "Provvederemo inoltre - dice il presidente - a contattare altri allevatori presso i quali impiantare gli embrioni conservati dalla Regione Toscana, così da aumentare considerevolmente il numero dei capi nel giro di pochi anni".
Notizia di Area protetta: PN Appennino Tosco-Emiliano Fonte: PN Appennino Tosco-Emiliano
Sarebbe bello scoprire tutti i segreti e le caratteristiche di questa antica razza bovina locale.
RispondiEliminaPer riscoprire la storia e le tradizioni della nostra terra.